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YouTube sta boicottando progressivamente la controinformazione



Notizie

di Marco Poli


Nel corso degli ultimi 5 anni, su questa bacheca ed altre ho resocontato le censure che ho subìto personalmente nei social network del ''democratico Occidente'' [1], e una piccola parte delle tante subite dagli analisti e opinionisti della controinformazione italiana.
Ma ci sono ulteriori novità negative dopo l'entrata in vigore del Digital Services Act ( DSA ) dell'Unione Europea ( Regolamento UE 2022/2065 )[2][3], un pacchetto di compressione dei diritti basilari nel nome della ''sicurezza'' ch'è stato firmato dalla Presidente dell'Unione Europea Roberta Tedesco Triccas, coniugata Métsola [4][5], che – non è un caso – ha ricevuto due onorificenze da Vladimir Zelenskij ( Владимир Александрович Зеленский ) per il supporto economico e politico alla giunta kievana [6]. I burattini della cricca globalista si premiano tra loro, è un classico.
Ad esempio, YouTube cioè Google sta boicottando sistematicamente e progressivamente la controinformazione [7].

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Il vlogger Andrea Lombardi [8] è uno dei tanti creatori di contenuti ( content creator ) professionali che sta affrontando grandi difficoltà nel lavoro, e ha dedicato un paio di video all'argomento [9][10].
Dopo una riunione con il referente di YouTube ha dichiarato, lapidario, che presto i canali della controinformazione verranno chiusi su quella piattaforma ... non è un danno da poco, siccome è parecchio popolare quindi guardata, e ha un sistema di monetizzazione ben fatto.
Ma ultimamente i suoi video vengono demonetizzati di default, cioè a priori di un'analisi dei contenuti.
La cosa assurda è che, spesso, lui vince i ricorsi che inoltra contro la decisione : vittorie di Pirro, siccome la società non risarcisce il vlogger per le giornate di monetizzazione perse, e quando viene ripristinata la monetizzazione in base al numero di visioni il video è oramai ''freddo'' e non compare ai primi posti nelle bacheche degli utenti.

Il bergamasco sta meditando un'azione legale, ennesima stazione di una guerra in corso tra gli apparati del Regime occidentale e la libertà di parola sancita a chiacchiere dalle costituzioni nazionali e difesa dai privati cittadini.

La magistratura francese contro Telegram e i fratelli Durov



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di Marco Poli


Uno schema che talvolta ricorre nella Storia dell'Informatica, è quello della coppia in affari costituita da un tecnico e da un commerciale.
Lo erano Paul Allen ( il programmatore ) e Bill Gates ( il commerciale ), Steve Wozniak e Steve Jobs, e altri.
Solitamente le testate mass-mediatiche adempiono al loro ruolo di servitori del Potere raccontando le gesta del testimonial in primo piano, il frontman latore dell'ideologia aziendale – le aziende GAFAM ( Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft ) e altre dominanti il settore informatico e tecnologico sono propulsive di radicali cambiamenti antropologici e sociali – ed omettono il secondo che non è però meno importante, oltre al dietro le scene in senso più ampio che è pure opacizzato.
Ed è accaduto anche nel ''caso Durov''.

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Altra [0] diatriba che ha raggiunto l'acme nello scorso agosto, è stata quella che ha visto contrapposto lo Stato francese all'imprenditore russo 39enne Pavel Durov ( Павел Валерьевич Дуров ) il frontman dei due fratelli russi che hanno creato i social VK ( 2006 ) e Telegram ( 2013 ), e che, oltre a quella del Paese nativo, ha la cittadinanza emiratina, francese, e nevisiana ( Saint Kitts e Nevis oppure Saint Christopher e Nevis, arcipelago caraibico ).

Il fratello maggiore è Nikolaj ( Николай Валерьевич Дуров ) il capo programmatore, informatico e matematico russo, vincitore di 3 Olimpiadi della Matematica e di numerosi premi internazionali, nonché professore all'Istituto di matematica Steklov dell'Accademia russa delle scienze a San Pietroburgo ( Математический институт имени В. А. Стеклова РАН ). Una figura decisamente interessante che però è stata oscurata dai ''professionisti dell'informazione'' in favore del fisico palestrato e del faccino curato dell'altro, più spendibile mediaticamente per la platea imbesuita.

Non ho postato la vicenda perché ero impegnato in altre faccende ed anche perché è rimasta grosso modo avvolta nel feuilleton ch'è diventata nelle mani dei ''professionisti dell'informazione'', tuttavia ha palesato qualche retroscena interessante che ovviamente è da prendere con le pinze.
E' faticoso e disagevole, il farsi un'idea dello scorrere degli eventi sul vetro sporco della narrativa mainstream, spesso carente di dettaglie non di rado foriera di errori madornali.

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Annoto un preambolo per coloro che sono totalmente a digiuno dell'argomento posto.

Gli attori della controinformazione italiana ed internazionale hanno trovato nelle chat di Telegram una sponda operativa efficiente per la trasmissione di dati e la discussione pubblica, aperta, e l'app omonima è diventata sinonimo di spazio per la libertà di parola di chiunque e, quindi, per l'esercizio di un fondamentale diritto costituzionale nelle tanto chiosate ''democrazie occidentali'' e in tutto il mondo.

Ovviamente, i cagnetti da guardia del Sistema detti ''fact-checker'' sono stati sguinzagliati contro la piattaforma { ... [1] ... }.

Ovviamente, i burocrati dell'Unione Europea hanno attenzionato quel social e altri con il maledetto Digital Services Act ( DSA )[2].

Già nella primavera, la società era finita nel mirino dell'Unione Europea per una sospetta comunicazione di dati falsi.
Secondo le regole del DSA, i siti sociali con più di 45M uteni nell'UE devono ottemperare a più obblighi, tra cui un controllo rinforzato dei materiali che gli utenti pubblicano in ottemperanza alla mitologica ''lotta alla disinformazione'' [3], dissimulazione di quella che, detta in parole più schiette, è censura.
La società Telegram LLC con sede a Dubai ( Emirati Arabi Uniti ) gestisce la piattaforma, e ha dichiarato 41M sul miliardo circa di utenti globali [4].

La Corte Suprema del Brasile contro X ed Elon Musk



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di Marco Poli


Ennesimo capitolo della guerra tra i burocrati e le piazze virtuali nel nome della Verità di regime e della mitologica ''lotta alle fake news'' ad essa strumentale.
E si dimostra anche che i BRICS+ non sono l'Eden in terra, ma anche in Paesi come il Brasile i diritti civili – l'espressione delle proprie idee ed opinioni attraverso il mezzo informatico – sono sotto attacco.

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Provo sempre un certo disagio, diciamo pure un po' di mal di pancia, quando inizio la ricerca di articoli e documenti su un determinato argomento oppure fatto specifico.
Questo avviene perché le testate giornalistiche italiane ed estere sovente non riportano il materiale primario, e nemmeno i collegamenti al materiale primario nella rete estesa.
Neppure quei siti che s'impegnano nel ricostruire con buon numero di particolari una faccenda topica. E' anche il caso della guerra giudiziaria che contrappone la Corte Suprema del Brasile al tycoon Elon Musk { [1][2] ... }.

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Riconosciamo subito al volo alcune stigmate dell'informazione mainstream : ad esempio, chi critica la narrazione ufficiale è definito come soggetto della ''estrema destra''.
All'incirca un terrorista.
Nello specifico, si tratterebbe di sostenitori dell'ex-Presidente brasiliano Jair Bolsonaro che avrebbero contestato i risultati delle elezioni presidenziali dell'ottobre 2022, nelle quali Luiz Inácio Lula da Silva detto semplicemente ''Lula'' ha battuto Bolsonaro di stretta misura ( 50,90% contro 49,10% )[3], e in generale userebbero un atteggiamento motlo aggressivo.
Uso il condizionale perché non ho visto riprodotto uno straccio di snappata oppure di testo copiato-e-incollato dei post contestati e discussi, pertanto scrivo ''al buio''.
Ed è spiacevole.